Come fare per far capire la guerra ai propri bambini nel modo meno traumatico possibile: i consigli dell’UNICEF per una comunicazione efficace.
Dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente, la copertura mediatica sui conflitti che stanno interessando il mondo occidentale porta la guerra nelle case. Le immagini delle città distrutte, delle vite spezzate, si alternano nei TG e nei social tra una notizia sull’ultima collezione di moda e un post di gattini da adottare.

Per quanto si possa cercare di stare attenti alla fruizione delle notizie da parte dei bambini, spesso questi entrano in contatto con argomenti e tematiche difficili da comprendere per la tenera età. Ecco dunque che è compito dei genitori spiegare la guerra ai bambini, così da dargli i giusti strumenti per capire un argomento tanto complesso.
Come spiegare la guerra ai bambini
Il primo passo da compiere è quello di capire cosa sa già il bambino e sopratutto come si sente. Alcuni bambini potrebbero infatti essere più turbati di quanto non dicano o diano a vedere.

Per questo motivo è importante scegliere un momento tranquillo e osservare anche il loro linguaggio non verbale durante la conversazione. Potrebbe risultare particolarmente utile anche coinvolgerli in attività come il disegno e il gioco. Dopo aver ascoltato le loro informazioni sulla questione è bene correggere eventuali informazioni sbagliate.
I sentimenti del bambino riguardo alla guerra vanno tutti presi sul serio. Paura, rabbia o confusione sono assolutamente legittime davanti a un argomento tanto serio. Al tempo stesso, per quanto si possano provare le stesse emozioni, è bene trasmettere sicurezza ai bambini, ricordandogli sopratutto che si trova in un contesto protetto.
L’argomento va trattato esclusivamente sulla base delle proprie conoscenze, cercando di trovare le parole più semplici per spiegare i concetti e ammettendo di non conoscere tutte le risposte. Questo potrebbe dar modo di cercare insieme le informazioni che mancano, sfruttando solo fonti autorevoli, come il sito dell’UNICEF o quello delle Nazioni Unite.
Per quanto si possa avere un’opinione sui fatti che stanno accadendo del mondo, è bene limitarsi agli eventi, evitando generalizzazioni o commenti discriminatori. Inoltre, è importante parlare di empatia, compassione e solidarietà, così da evitare che si formino nel bambino stereotipi o pregiudizi.
La guerra è un evento estremamente negativo, tuttavia si può provare a raccontare al bambino storie positive di aiuto reciproco, così da dargli sollievo. Al tempo stesso si potrebbe coinvolgere i propri figli in gesti concreti che, anche nel loro piccolo, li facciano sentire utili. Come scrivere un messaggio di pace o partecipare a una donazione.
Dopo aver concluso la conversazione con delicatezza è bene far tornare il bambino alle sue attività. Tuttavia, la questione non va archiviata. Nei giorni successivi è importante monitorare il suo benessere,insonnia, dolori ricorrenti o cambiamenti improvvisi d’umore possono essere segnali di disagio.