Sono molte le coppie in attesa di un figlio che cominciano a guardare con interesse alla conservazione cordone ombelicale e sono altrettanto numerose le domande che si pongono di fronte a un quesito tanto delicato. C’è chi si preoccupa della sicurezza della pratica, chi del fatto che la raccolta possa essere dolorosa per il neonato e chi anche si chiede come le cellule staminali si possano conservare per così tanti anni senza perdere la loro vitalità. Pertanto in questo articolo si cercherà di fare chiarezza su come avvengano la raccolta e la successiva conservazione del campione raccolto, sottolineando che sono entrambe pratiche indolore e sicure.

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Al momento della nascita del bambino, personale ostetrico altamente specializzato raccoglie in una sacca ematica il sangue del cordone contenente le cellule staminali. La madre e il bambino non provano alcun dolore e la pratica avviene seguendo procedure completamente sicure. Il passo successivo alla raccolta è l’analisi del campione raccolto, fase in cui si rilevano i parametri di cellularità e volume e si verifica che non vi siano presenti sostanze contaminanti.
Il campione a questo punto non è ancora pronto per la conservazione perché necessita di ulteriori trattamenti come, per alcune biobanche, la rimozione dei globuli rossi o del plasma. Poco prima di essere crioconservato al sangue cordonale viene aggiunta una sostanza crioprotettiva (solitamente il dimetilsolfossido) 1. Quest’ultima è fondamentale per evitare che all’interno delle cellule presenti nel sangue, che verrà conservato in biocontainers a -196°C, si formi ghiaccio. Un efficiente sistema di allarme e di monitoraggio garantisce che la temperatura interna dei biocontainers si mantenga costante, cosa fondamentale affinché la conservazione avvenga correttamente. Inoltre, per garantire una maggiore sicurezza, i biocontainers sono provvisti di un’ulteriore fonte di azoto che si attiva in caso di mancato funzionamento del sistema, ad esempio in seguito ad un black out. Grazie a tutti i procedimenti descritti è possibile conservare le cellule staminali, contenute nel sangue cordonale, per molti anni senza che si alterino. Evidenze scientifiche dimostrano che anche dopo 20 anni di crioconservazione queste cellule mantengono la loro vitalità e sono perfettamente in grado di replicare se stesse e differenziarsi in cellule di tessuti differenti2,3. Infatti, esperimenti scientifici hanno dimostrato che, infondendo in cavie cellule staminali cordonali umane crioconservate per oltre 20 anni, tali cellule non sono solo sono state in grado di ripopolare il midollo dell’animale in cui sono state trapiantate ma bensì, quando prelevate dallo stesso a 6 mesi dall’infusione, si sono dimostrate capaci di indurre lo stesso effetto in un secondo animale3.
Questi studi ci fanno capire quanto grandi siano le potenzialità terapeutiche delle staminali cordonali e quale importante opportunità sia quella di potere raccogliere e conservare il sangue del cordone ombelicale per il benessere non solo del nascituro ma anche dell’intera famiglia.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

Note
1. Moise, K.J., Jr., Umbilical cord stem cells. Obstet Gynecol, 2005. 106(6): p. 1393-407.
2. Broxmeyer, H. E., et al., “Hematopoietic stem/progenitor cells, generation of induced pluripotent stem cells, and isolation of endothelial progenitors from 21 to 23.5 year cryopreserved cord blood.” Blood. 117(18): 4773-7.
3. Broxmeyer H.E., Cord blood hematopoietic stem cell transplantation in StemBook TSCR Community, Editor, May 26, 2010.

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

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